Su diversi punti di vista possiamo essere (quasi) tutti d’accordo: i millennial (persone nate all’incirca nel decennio 1980 – 1990) hanno visto la totale espansione della tecnologia, finendo per assorbirla nei loro processi vitali.
I millennial non hanno partecipato alle grandi rivoluzioni studentesche degli anni 60 del novecento, ma ne sono i diretti discendenti e hanno subìto la recessione economica che ha colpito il mondo nel 2008.
Al giorno d’oggi questo tipo di ragazze e ragazzi ha più di 30 anni, molte e molti sono ancora impegnate/i nello studio mentre altre/i immerse/i nel mondo del lavoro; già, ma che tipo di lavoro?
Stiamo parlando di una generazione che inizia ad avere uno stipendio “normale” dopo i 30 anni, sia per una questione di studio prolungato ma anche in vista di una quantità enorme di stage, tirocini e la possibilità, oltretutto, di non avere uno stipendio fisso in Italia, con il pensiero di stabilirsi all’estero che diventa sempre più forte.
Per non parlare di ciò che sta avvenendo in questa epoca Covid, con la possibilità di avere un lavoro “ibrido” e connesso.
Tornando al settore della tecnologia è importante capire quanto questa generazione sia strettamente legata al digitale.
Sia nella vita quotidiana che nel lavoro il digitale può essere visto come una sorta di “macigno” da apprendere per le generazioni precedenti, dai millennial in poi, invece, la tecnologia rappresenta la normalità.
Sto parlando del vivere il digitale come un supporto esterno quotidiano: ricerche, spostamenti, cibo, fino ad arrivare al fattore “sharing“.
Leggi il mio articolo “Share, 7 servizi che forse non conosci“.
Proprio quest’ultimo ha coinvolto fortemente le nuove generazioni abbattendo di fatto il concetto del “possedere qualcosa a costo di sacrifici”, andando così contro gli schemi sociali che per generazioni hanno caratterizzato il volere del genitori e nonni.
Sto parlando, ad esempio, della possibilità di non avere un’auto, quando in realtà, la macchina veniva vista come un bene indispensabile. Per questo vi rimando alla “Tavola rotonda” di Radio24 intitolata “Proprietà addio! L’auto tra noleggio, leasing e sharing“
Il non possedere ma usufruire un servizio il tempo giusto per farne l’utilizzo che mi serve, per poi lasciarlo a chi, dopo di me, ne avrà bisogno; questo è il concetto cardine.
E se il discorso auto non dovesse ancora convincere proviamo a vedere quanti tipi di servizi in share abbiamo e che, a maggior ragione nell’ultimo anno, sono esplosi:
- Condividere una casa, stanza o appartamento tramite AirBnb o FairBnb; oppure vivere in affitto piuttosto che farsi un mutuo decennale per poter pagare la propria abitazione;
- I servizi di food delivery (come JustEat o Deliveroo) tanto discussi ma sempre più utilizzati soprattutto nelle grandi città;
- Possibilità di non rimanere fissi in un unico posto per le vacanze, ma noleggiare un camper o un van per muoversi in continuazione grazie a servizi come Yescapa;
- Non parliamo poi degli spostamenti senza avere una auto con i mezzi pubblici, ma anche BlaBlaCar oppure tramite abbonamenti a servizi come Helbiz o simili, per l’utilizzo di biciclette e monopattini elettrici;
Da qui l’elenco potrebbe andare avanti, ormai in tanti settori c’è una parte digitale che ne possa rendere l’utilizzo più facile, veloce, adatto alla società che ci ritroviamo.
Beninteso, come spiego spesso nel mio blog, l’avvento della tecnologia non deve essere visto continuamente come una perdita di tempo o una mancanza di valori come era “una volta”, ma l’utilizzo della stessa deve essere considerato come un aiuto costante nella vita di tutti i giorni.
Allo stesso tempo ci deve essere un giusto equilibrio, senza abusarne continuamente e considerare la realtà una sorta di esistenza da vedere e godere solamente attraverso il monitor di un pc, tablet o smartphone.
I millennial e le nuove generazioni, checché se ne dica, lo hanno capito e stanno facendo tesoro di questa nuova tecnologia prima, e soprattutto, dopo il Covid.
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Immagine di copertina: Photo by Mikaala Shackelford on Unsplash.
Felicidad.