Il fattore sicurezza ormai è sulla bocca di tutti, cercare di capire cosa accumulano le app di noi è divenuto quasi un modo per vivere il mondo del digitale; proprio per questo, Apple ha deciso di inserire le nuove etichette della privacy.

Con l’aggiornamento ad iOS 14.3 all’interno dell’App Store, cioè quella piattaforma dove potete scaricare le app nei dispositivi Apple, sono apparse delle nuove etichette proprio inerenti alla della privacy.

Grazie a questa nuova “apparizione”, ogni utente che si appresta a scaricare un’app potrà monitorare istantaneamente quali sono i dati che il software raccoglie da esso/a.

Le etichette si basano su 3 principi importanti:

  • Dati utilizzati per monitorarti: raccolta di dati che serve all’azienda per monitorare ciò che viene svolto da noi in altri siti e/o app appartenenti alla stessa compagnia;
  • Dati collegati a te: informazioni inerenti alla nostra identità;
  • Dati non collegati a te: diversamente dalla voce sopra, questi dati raccolti non fanno riferimento alla nostra identità;

Questo potrebbe dare un grosso segno di trasparenza informatica da parte delle aziende, ma anche un segno di rispetto nei confronti degli utenti spesso ignari (alle volte anche per scelta) di quello che si rilascia in rete.

Ho parlato di privacy anche nel mio articolo “Privacy: le 5 app per un uso quotidiano“.

In quanto al fattore dati, Apple sta lavorando molto su questo settore, da poco è stata aggiornata anche la propria pagina sulla privacy che consiglio di leggere.

Di seguito, voglio elencarvi diverse app che fungono da esempio, indicando quali sono i dati che vengono raccolti nel momento in cui vengono scaricate ed utilizzate: WhatsApp, Signal e Immuni.

WhatsApp: il suo quantitativo di raccolta dati collegati all’utente è veramente notevole, nulla in confronto all’applicativo ufficiale di Facebook che consiglio caldamente di guardare.

In ogni caso, basandosi principalmente su queste etichette, per quanti cambi WhatsApp stia facendo alla propria privacy, il lavoro che sta svolgendo non è da considerarsi propriamente un miglioramento.

Vediamoli insieme.

WhatsApp parte 1
WhatsApp parte 1
WhatsApp parte 3
WhatsApp parte 2
WhatsApp parte 3
WhatsApp parte 3

Come vedrete nelle immagini sopra, che sono state riprese direttamente dallo store, la raccolta avviene principalmente da dati che hanno in comune l’identità della persone e quindi, in quanto a privacy, ci sono ancora molte voci da sistemare.

Detto questo, vediamo l’applicazione che ultimamente sta facendo parlare molto di sé, grazie, e soprattutto, alle modifiche sulla privacy di WhatsApp sopra accennata: Signal private messenger.

In questo caso gli unici dati raccolti non sono direttamente collegati alle identità degli utenti.

Signal
Signal

Dopo aver visto questi due esempi, vorrei citare anche Immuni, non tanto per la sua importanza ma per il fatto che, durante la sua uscita, venne aspramente discussa.

Le critiche, spesso infondate, avevano a che fare con questo alone mistico di raccoglimento di dati selvaggio, forse peggio dei social network, da parte dello stato italiano.

In realtà cosa preleva Immuni dagli utenti che decidono di utilizzarla?

Nulla, fino ad ora.

Immuni
Immuni

Per quanto riguarda Google?

Al momento le maggiori app di Google non sono ancora state aggiornate all’interno dell’App Store, con la conseguenza che non si ha nessuna certezza inerente a quale tipo di raccoglimento dati svolga la casa di Mountain View.

Nello screenshot sottostante, ad esempio, abbiamo la scheda di Chrome.

Chrome App Store
Chrome App Store

Nel Play Store (principale concorrente all’App Store di Apple) invece, chi scarica le app, potrà basare il proprio controllo sulle Autorizzazioni che richiede il software così da capire, circa, quali potrebbero essere i dati degli utenti raccolti in futuro.

Tornando all’App Store, nonostante questo sia visto come un piccolo passo positivo sulla privacy digitale, è giusto avvertire che c’è ancora molto da fare.

Infatti, secondo un articolo del Washington Post, alcune dichiarazioni della mancata raccolta di dati sembra essere falsa o addirittura errata.

Alla luce di questi fatti, Apple, sembra essere alla continua ricerca di segnalazioni corrette e stanare eventuali false informazioni da parte di sviluppatori “furbetti”.

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Immagine di copertina: Photo by Jason Dent on Unsplash.

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