Da anni, quando si parla delle famose Condizioni d’uso, viene in mente quella lunga, improponibile e noiosa pagina su cosa comporta l’utilizzo di un determinato servizio internet.
Poi succedono disgrazie legate all’uso (o abuso?) di social o servizi di messaggistica ed ecco che, improvvisamente, diventano importanti per circa qualche mese.
Leggere nel frenetico mondo del digitale comporta fermarsi ma, se proprio non vogliamo fare attenzione a tutto quello che troviamo scritto, almeno perdiamo qualche minuto nelle parti importanti come la privacy.
Potrebbe interessarti il mio articolo: “Prima regola (dell’informatica): leggere“.
Le Condizioni d’uso sono a portata di mano per chiunque, sia all’inizio, in fase di registrazione del sito, successivamente sono ugualmente reperibili sulla rete.
Spesso vengono sfogliate in fretta per arrivare al pulsante “Accetta” senza nemmeno sapere a cosa si va incontro nell’uso di quel servizio.
Ecco, quindi, che con questo articolo vi raggruppo tutti i Termini di Servizio più gettonati così da non avere più scuse dicendo di non trovarli da nessuna parte.
Insieme ai link vi cito anche alcune frasi, presenti in alcuni di questi servizi, decisamente degne di nota che vorrei portare alla vostra attenzione per invogliarvi poi a completare la lettura.
Google: non potevo non partire con le Condizioni d’uso del motore di ricerca più famoso al mondo. Oltretutto, il contenuto è perfettamente e comodamente scaricabile in PDF.
Per poter accedere ai servizi della Big G, una persona dovrebbe aver raggiunto i 13 anni di età.
Interessante, ma nulla di nuovo, è la parte inerente alla privacy che indica: “Inoltre, raccogliamo i contenuti che crei, carichi o ricevi da altri quando utilizzi i nostri servizi. Ciò include ad esempio le email che scrivi e ricevi, le foto e i video che salvi, i documenti e i fogli di lavoro che crei e i commenti che lasci sui video di YouTube.“
Facebook: il social network più discusso e frequentato di sempre possiede un chiaro elenco di Condizioni d’uso che potete trovare semplicemente cercandolo su internet.
La Normativa sui dati riporta per intero tutto quello che viene raccolto da Facebook nel momento in cui si fa uso del social e di tutti i suoi servizi associati.
Da far presente la parte che indica: “Raccogliamo i contenuti, le comunicazioni e le altre informazioni che fornisci quando usi i nostri Prodotti, anche quando crei un account, crei o condividi contenuti e invii messaggi o comunichi con le altre persone. Può trattarsi di informazioni presenti nei contenuti forniti o relative a essi (come i metadati), quali la posizione di una foto o la data in cui è stato creato un file“.
WhatsApp: ed ecco la “gallina dalle uova d’oro” di Zuckerberg, tanto discussa nei primi mesi del 2021.
In particolar modo, nella pagina linkata, si parte con il botto esclamando che: “Né WhatsApp né Facebook possono leggere i tuoi messaggi personali o ascoltare le tue chiamate“.
In questa pagina ufficiale troverete invece la nuova Informativa sulla privacy.
Instagram: altra applicazione di punta nel mondo social è proprio Instagram che basa il suo successo sulle foto e video.
Gettonata dai giovani, è possibile utilizzarla nel momento in cui si compiono i 13 anni di età.
Per quanto concerne la licenza nell’usare le foto dei propri utenti Instagram (o meglio Facebook) indica che: “Quando l’utente condivide, pubblica o carica un contenuto coperto da diritti di proprietà intellettuale (ad es. foto o video) in relazione o in connessione con il nostro Servizio, ci concede una licenza non esclusiva, non soggetta a royalty, trasferibile, conferibile in sublicenza e globale per la conservazione, l’uso, la distribuzione, la modifica, l’esecuzione, la copia, la pubblica esecuzione o la visualizzazione, la traduzione e la creazione di opere derivate dei propri contenuti“.
Twitter: l’eterno secondo nel mondo social, Twitter gode in una buona fama nel mondo della politica e cultura.
Fu una delle prime aziende a dare la possibilità, ai propri lavoratori e lavoratrici, di usufurire dello Smart working ogni volta che lo ritengono opportuno.
Per godere dei servizi di Twitter è necessario avere 13 anni e per Periscope addirittura 16.
Leggi il mio articolo “Smart Working e Twitter“.
Telegram: il servizio di messaggistica più completo che esista possiede una pagina molto fornita sotto forma di FAQ, cioè domande classiche che gli utenti possono farsi prima di accedere al servizio.
In questo caso si danno delle risposte esaustive come, ad esempio, alla domanda su come vengono elaborate le richieste dei dati, si risponde: “Per proteggere i dati che non sono coperti dalla crittografia end-to-end, Telegram usa un’infrastruttura distribuita. I dati delle chat cloud sono distribuiti su più datacenter attorno al globo, controllati da differenti entità legali che a loro volta sono distribuite sotto diverse giurisdizioni. Le relative chiavi di decriptazione sono divise in parti e non sono mai tenute insieme ai dati che proteggono. Come risultato, per forzarci a consegnare qualsiasi dato sono necessari parecchi ordini dai tribunali di diverse giurisdizioni“.
Signal: ecco l’applicazione per la chat sicura e criptata. Anche in questo caso, poter usufruire del servizio occorre avere almeno 13 anni.
La pagina è in inglese, ma con un buon traduttore è possibile ricevere tutte le risposte del caso.
Per quanto riguarda la privacy si informa che: “Signal utilizes state-of-the-art security and end-to-end encryption to provide private messaging and Internet calling services to users worldwide (“Services”). Your calls and messages are always encrypted, so they can never be shared or viewed by anyone but yourself and the intended recipients“.
TikTok: dopo il caso che ha sconvolto l’Italia della bambina di dieci anni, morta suicida nel tentativo di imitare uno stupido gioco presente sul social, TikTok è sulla bocca di tutti.
Le Condizioni d’uso del social sono a portata di mano per chiunque è, anche in questo caso, basterebbe solo leggere per capire che, sotto i 13 anni, questo servizio non potrebbe essere usato.
Oltretutto, nell’Informativa sulla privacy non si nasconde che: “Desumiamo i tuoi interessi, genere ed età allo scopo di personalizzare i contenuti. Desumiamo gli interessi dei nostri utenti anche per ottimizzare la pubblicità nell’ambito della Piattaforma. Se hai dato il consenso, utilizzeremo queste informazioni allo scopo di proporti pubblicità personalizzata“.
Netflix: il servizio di streaming che ha di recente raggiunto di 205 milioni di abbonati ha, addirittura, un proprio e completo Media Center, apposito dove poter leggere tutti i propri Termini di Servizio.
Microsoft: le condizioni di licenza di Microsoft sono tante quante i suoi servizi.
Ecco perché è stato opportuno creare una pagina iniziale dove gli utenti possono cercare il proprio prodotto e leggerne, appunto, i termini di utilizzo.
Apple: ultima, ma non per importanza è la casa di Cupertino che possiede diverse Condizioni d’uso tutte ricercabili e trovabili nella rete.
A seconda di quello che si cerca è possibile leggerne i Termini e capire che, anche in questo ennesimo caso, per usare i servizi offerti da Apple nella piattaforma iTunes, bisogna avere 13 anni.
Le normative sulla privacy, invece, sono tutte racchiuse in una pagina web.
Dopo aver letto attentamente queste Condizioni d’uso è importante far notare un concetto: tutte queste aziende, piccole o grandi che siano, sono comunque aziende private.
Nel momento in cui rilasciano un servizio gratuito, significa che da qualche parte, devono avere delle entrate.
Se queste entrate non derivano da donazioni da parte di volontari oppure da pacchetti in abbonamento, allora è chiaro che la raccolta di dati ha un servizio ben preciso.
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Immagine di copertina: Photo by Annie Spratt on Unsplash.
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