L’economia del dono è un fattore esploso con l’avvento della digitalizzazione e del web, vediamo cos’è.

Al giorno d’oggi non c’è nulla di più facile che creare una mail gratuita, magari proprio con Google, oppure iscriversi ad un qualsiasi social: pochi minuti di lavoro, registrazione avvenuta ed ecco che l’economia del dono ha realizzato il suo scopo.

Una parte dei servizi web più gettonati non vengono pagati e sono talmente semplici da attivare che nel momento in cui qualcuno ci avverte di un servizio acquistato a pagamento a noi fa storcere il naso, trovandolo inutile.

Hai letto il mio articolo “Email, perché pagare per averla” ?

In fin dei conti nel momento in cui creiamo un servizio gratuito stiamo per attivare quello che potremmo considerare un patto, una specie di accordo tra noi e l’azienda che ci offre i prodotti.

A cosa corrispondono questi patti sottintesi?

Molto semplice: l’azienda ci fornisce un servizio – che ribadiamo essere prevalentemente gratis – in compenso vengono acquisiti i nostri movimenti dall’interazione che noi abbiamo con quel tipo di attività; la raccolta dei nostri dati rappresenta il vero prezzo da pagare.

Ecco che questo crea una forte differenza nella terminologia: non siamo più clienti ma utenti.

Un cambio notevole, non avendo acquistato il prodotto di conseguenza non ho di nessun tipo di diritto in quanto non rappresento un vero e proprio cliente, questo spiega la mancanza di un servizio clienti decente in molti social.

Avete mai avuto occasione di entrare nel Centro assistenza di Facebook? Soprattutto, come mai manca il termine “clienti” dopo la voce “Centro assistenza”?

Detto questo, siamo abituati a vedere il lato negativo della situazione come spiegato nel mio articolo “Alla ricerca della privacy perduta” eppure per una parte delle persone potrebbe essere positivo sapere di far parte della ricchezza della Big Tech e della sua evoluzione.

Sono due i fattori che possono indurci a pensare positivamente – o non negativamente- al nostro tracciamento dei dati personali:

  1. Nel momento in cui ci viene offerto qualcosa senza pagare e soprattutto di nostra iniziativa non dovrebbero esserci critiche. In sostanza: io azienda (privata) offro un servizio a te persona gratuitamente, quindi perché lamentarti?
  2. Nel momento in cui i miei dati vengono tracciati viene elaborata una mole enorme di informazioni che portano a fornirmi informazioni che, guarda caso, stavo proprio cercando. In un sistema capitalistico potrebbe avere una buona finalità.

Tutto questo è assolutamente soggettivo ma la comodità di ciò che ci circonda digitalmente è forse troppo grande per poter effettivamente lamentarci del tracciamento dei dati e porci una serie di domande scomode con relative ricerche sulla questione.

L’economia del dono però ha portato anche svantaggi che vanno oltre al fattore privacy già menzionato, pensiamo all’editoria di cui farò un articolo prossimamente.

Detto questo, per riassumere vi chiedo: se dovessi scegliere fra leggere gratis le notizie in tempo reale sul web o social, oppure pagare mensilmente un quotidiano tramite abbonamento per sapere circa le stesse informazioni, quale sarebbe la vostra scelta?

Scrivetemi sulla pagina Facebook.

Immagine di copertina: Photo by Kira auf der Heide on Unsplash.

Felicidad.

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