I cookie sono i biscotti più buoni del mondo, tondi, friabili e con bellissime gocce di cioccolato al loro interno. Stavolta, però, non parliamo di loro in termini di prelibatezze della pasticceria.

Il mondo di internet è una fonte di informazioni immensa, ricca di notizie da ogni parte del mondo e disponibili in qualsiasi momento, complici anche lo sviluppo massiccio degli smartphone che ci permettono di avere sotto mano il nostro mondo digitale in ogni momento della giornata.

Dall’altra parte, però, tutto quello che cerchiamo sulla rete ci viene mostrato in maniera spesso diversa ad ognuno di noi nel momento in cui chiediamo a Google le informazioni.

Infatti, se siamo soliti ad utilizzare il motore di ricerca più famoso al mondo, noteremo come Google non dia indicazioni generali, uguali a tutti, ma ci illustra quello che esattamente vogliamo leggere, ciò che ci aspettiamo, che varia da persona a persona sulla base delle nostre ricerche precedenti, sulla posizione e sulle nostre pagine più visitate durante la giornata.

Tutto questo succede perché la rete è fornita di numerosi algoritmi e ci fanno entrare nel meccanismo della bolla dei filtri.

Cosa significa?

Secondo quanto scritto su Wikipedia, “La bolla di filtraggio è il risultato del sistema di personalizzazione dei risultati di ricerche su siti che registrano la storia del comportamento dell’utente.”

Spieghiamo meglio: durante la nostra navigazione, lasciamo in giro delle piccole tracce che vengono chiamate cookie, proprio come i famosi biscotti di cui si accennava all’inizio di questo testo.

Ormai, per regolamento del GDPR dal 2015, ogni sito internet deve provvedere ad informare gli utenti che viene fatto uso di cookie nel momento in cui si visita quel sito e/o portale.

Oltre a questo, dovrebbe essere possibile accettare quale tipo di cookie venga utilizzato in modo da personalizzare la navigazione oppure continuare senza accettare.

È inutile dire che, causa fretta, o perché spesso non ci facciamo caso, accettiamo senza troppi problemi e procediamo per la nostra strada digitale.

Infatti, appare sempre la famosa scritta che avverte, in una qualsiasi pagina web che specifica, che è in atto all’interno del sito stesso, la raccolta di questi famosi cookie, cioè piccoli segni identificativi della nostra presenza e tracciano qualsiasi movimento riuscendo a raccogliere i comportamenti, identificando ciò che viene cercato e letto di più, da dove ci si connette e quali sono le ricerche più classiche.

Insomma, grazie a questi cookie non siamo più trasparenti, ma dalla nostra prima navigazione iniziamo a rilasciare la nostra personificazione con la quale i Big della rete ci forniscono i servizi.

Leggi qui il mio articolo “Tor Browser: tutto quello che devi sapere“.

Questo però, non da l’idea dei servizi completi in maniera democratica ma solo ed esclusivamente ciò che piace a noi e quindi entriamo appunto, nella bolla dei flitri.

Questo potrebbe condizionarci?

Assolutamente si, perché non ci fornisce una rete di informazioni che possono, e dovrebbero, andare anche contro la nostra opinione per avere un quadro completo e democratico della situazione.

Ci porta a considerare tutta la nostra rete di informazioni come verità assoluta, quando, in realtà, sono solo una piccola parte e, specifichiamolo, è la nostra verità.

Come ovviare a questo discorso?

Come ho sempre specificato, cerchiamo valide alternative al solito utilizzo che ne facciamo soprattutto lato ricerche nel web.

Usiamo, ad esempio, DuckDuckGo come motore di ricerca piuttosto che Google e vedremo delle notizie uguali per tutti, quindi libere dal condizionamento delle nostre preferenze, oppure Brave Browser.

Oppure si potrebbe optare per Signal invece di WhatsApp ed avremo una chat libera di controllo.

Soprattutto, utilizziamo gli strumenti in maniera più consapevole, perché la rete è molto di più rispetto a quello che vediamo quotidianamente.

Raccontatemi la vostra esperienza sulla pagina Facebook oppure seguitemi su Instagram.

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Immagine di copertina: Pastry beside ceramic mug, Photo by Adeolu Eletu on Unsplash.

Felicidad.

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