Al giorno d’oggi, avere una comodità digitale significa anche perdere un pò della nostra privacy.

Ho cambiato, sistemato, formattato e aggiustato decine e decine tra tablet e smartphone, per non parlare dei computer.

Finito di risolvere la problematica, o per l’acquisto di un dispositivo nuovo, mi veniva chiesto di installare le solite app come WhatsApp, Facebook ecc.

Raramente, le mie proposte di cambiare app usandone di alternative, o provarne di nuove che mantenessero alto il livello di privacy alternando le solite, venivano accettate.

Insomma, a livello tecnologico vige la regola: “squadra che vince non si cambia”.

Leggi il mio articolo “Comfort digitale: 5 consigli per uscirne“.

Sono una di quelle persone che sperimenta tantissimo a livello di app e di programmi, ma, una volta che trovo quella giusta, non la mollo più.

Questo è il caso di Signal Private Messenger, applicazione per inviare messaggi, chiamare e videochiamare, che, allo stato attuale, detiene il più alto livello di privacy, sbaragliando ogni classica concorrenza.

Al di fuori del tecnicismo, utilizzare dispositivi o software che proteggono la nostra vita quotidiana sembra essere quasi una perdita di tempo, un pensiero che lascia il tempo che trova.

Sappiamo già che dal primo momento che si accede alla rete, lasciamo qualche traccia di noi; ad esempio, quando compriamo un oggetto su Amazon, quando scriviamo un post o tweet sui vari social, e tutta una serie di operazioni che sono, e saranno, sempre tracciate e controllate.

Ma allora, che senso può avere, cercare di rispettare la privacy al giorno d’oggi?

Il senso c’è, eccome: videochiamare nostro/a figlio/a all’estero, inviare un messaggio al/alla nostro/a partner per sapere cosa prendere al supermercato e tante altre operazioni che si possono fare con lo smartphone, sono semplicemente affari nostri, punto.

In molti mi rispondo alla domanda con la classica frase: “tanto non ho nulla da nascondere!

Ecco, questa affermazione non è più accettabile perché esiste  sempre qualcosa che dobbiamo fare con il telefono, tablet o pc che è solo e rigorosamente nostro e di nessun altro.

Voglio portare alla vostra attenzione un esempio forse un pò diverso, in modo da capire di cosa sto parlando: prendete le ormai note Smart-tv, una volta comprate potete configurarle in modo tale da poter “parlare” con loro per dare delle direttive, un pò come si fa con gli assistenti virtuali.

Non sapete però che, recandovi presso questo link ufficiale di Samsung, ad esempio, trovate questa frase molto interessante:

“Inoltre, si prega di notare che Samsung, con il Consenso Informato dell’Utente, può comunque raccogliere informazioni sull’utilizzo dello Smart TV per altri fini, così come descritte nella parte principale della presente Informativa Privacy.” 

Cosa significa?

Che la vostra voce ed il vostro utilizzo di queste tv, è in realtà una fonte preziosa per Samsung, come per altre aziende, per raccogliere i vostri dati e farne un uso “per altri fini”.

Quindi mi sorge un dubbio: siamo sicuri che Samsung, o chi altro, non registri la voce anche al di fuori dell’utilizzo specifico sulla tv?

I metodi per evitare che tutto venga rilevato esistono, ma non è questo il luogo per parlarne, il mio concetto è ben oltre: chiedere, provare o sperimentare al giorno d’oggi risulta sempre più importante, ricercando piattaforme che combattono per salvaguardare i nostri dati e non fermarsi sempre e solo dietro la frase “Uso quest’app perché ormai ci sono tutti”.

A questo proposito, leggete il mio articolo su Social e bambini.

E voi?

Avete mai pensato effettivamente alla vostra privacy?

Articolo aggiornato il 03/08/2020.

Immagine di copertina: Photo by Dan Nelson on Unsplash.

Felicidad.

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